Festival delle Corrispondenze

ITALIANI “SFORTUNATAMENTE” ALL’ESTERO. OLTRE 150.000 LETTERE INVIATE A GIGLIOLA CINQUETTI DOPO LA VITTORIA A SANREMO NEL ’64 RACCONTANO I “NOSTRI IMMIGRATI”

Non ho l’età, il ritornello che ha commosso un’intera generazione di migranti. Incontro sabato 8 settembre nell’ambito della VII edizione del Festival delle Corrispondenze a Magione – Perugia

Ne parla Olmo Cerri, regista del documentario Non ho l’età (Italia-Svizzera 2017), insieme a Quinto Antonelli della Fondazione Museo Storico del Trentino che custodisce l’archivio Cinquetti

Siamo all’inizio degli anni sessanta quando migliaia di italiani, per niente toccati dal boom economico e in fuga dalla povertà, si presentavano alla dogana di Chiasso per entrare in Svizzera e rincorrere così un sogno di benessere, o almeno di tranquillità, per sé e la propria famiglia. In quegli stessi anni Gigliola Cinquetti diventa una celebrità in tutto il mondo dopo la vittoria a Sanremo con Non ho l’età (per amarti). Due storie parallele che proprio grazie a quella vittoria invece si toccano fino a mischiarsi offrendoci un racconto unico e personale dei nostri migranti. Infatti la vittoria a San Remo della giovanissima Gigliola Cinquetti mette in moto sentimenti che presto si trasformano in parole. Così migliaia di italiani da tutto il modo prendono carta e penna per scrivere. E partendo da questo patrimonio di parole che sabato 8 settembre, nell’ambito della VI edizione del Festival delle Corrispondenze a Monte del Lago – Magione (Pg), si parlerà di come eravamo noi, italiani migranti e della nostra cultura popolare. A parlarne sarà Olmo Cerri, regista del documentario Non ho l’età (Italia-Svizzera 2017) che proprio dall’archivio è partito per il suo lavoro cinematografico, insieme a Quinto Antonelli della Fondazione Museo Storico del Trentino,che custodisce l’archivio Cinquetti.
Il Festival delle Corrispondenze, nello splendido scenario di Monte del Lago, al Trasimeno, proporrà una tre giorni di appuntamenti che spaziano dal talk show, agli spettacoli, passando per convegni, musica e approfondimenti storici. Al centro gli scambi epistolari di uomini e donne che hanno fatto la storia del Paese o che, attraverso le proprie corrispondenze, ci hanno lasciato testimonianze e vissuti indimenticabili. Un evento che si è costruito negli anni una veste unica e che riesce a miscelare in maniera inedita dibattito sull’attualità, analisi storica e sociologica e letteratura attraverso le corrispondenze reali o immaginarie, coinvolgendo tutti gli spazi del borgo.

La vittoria sanremese porta a Gigliola Cinquetti un successo improvviso e dirompente che fa di lei un vero e proprio idolo per generazioni di italiani. Nel periodo dei suoi maggiori successi – tra 1964 e 1979 – Gigliola riceve dai suoi fan circa 150.000 lettere provenienti da ogni parte del mondo. Lettere catalogate e conservate con cura dalla famiglia della cantante veronese per più di trent’anni e poi donate, nel 2001, al Museo Storico del Trentino. La maggior parte di queste corrispondenze provengono dall’Italia, ma alcune decine di migliaia sono state scritte dai migranti italiani nel mondo. Circa quattrocento, poi, inviate tra il 1964 e il 1976, provengono dalla Svizzera.

L’incontro scaverà nella situazione materiale ed emotiva di diverse centinaia di migranti italiani “sfortunatamente all’estero” utilizzando proprio quelle lettere. Quale migliore materiale delle parole degli stessi protagonisti per raccontare “l’elemento” umano del fenomeno migratorio? Come spiega Olmo Cerri: “La visita al Museo di Trento, dove queste lettere sono tuttora custodite, è stata la chiave di volta dello sviluppo del nostro lavoro. Tra le migliaia di lettere che i fan indirizzarono alla cantante veronese, oltre ai complimenti ammirati e alle profferte amorose, abbiamo trovato dettagli, particolari che raccontano molto della condizione di chi quella lettera aveva scritto. Le difficoltà della vita da migrante, le frustrazioni ma anche le gioie, le difficoltà quotidiane e i momenti di evasione, le malattie e i problemi pratici ed economici.

Partendo dalle lettere che più ci hanno colpito, poi, abbiamo iniziato una caccia al tesoro, alla ricerca di coloro che, cinquant’anni fa presero in mano una penna e, spesso con grafia traballante, confidarono alla giovane cantante veronese la loro storia di migrazione”.

Le lettere dei migranti in Svizzera ci restituiscono un racconto di quegli anni “dal basso”. Fra le righe di queste lettere, scritte spesso con calligrafa incerta e su carta di riciclo, si ritrovano i sogni e le passioni di una generazione e costituiscono così testimonianza di un periodo storico molto particolare in cui l’alfabetizzazione, soprattutto quella delle fasce meno abbienti della popolazione, non era ancora del tutto acquisita.

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