Il documentario di Olmo Cerri dal titolo “Non ho l’età”, ripercorre, su un asse temporale in movimento, quattro storie, racchiuse in quattro lettere scritte da quattro persone. Sono quattro lettere inviate a Gigliola Cinquetti, l’icona della musica italiana degli anni sessanta. Tutti racconti accomunati dalla famosa canzone, divenuta l’emblema di un timido tentativo di libertà femminile, in un’Italia religiosissima che faceva i conti con l’emigrazione di molti italiani in Svizzera, nel periodo in cui furoreggiavano le iniziative Schwazenbach, il quale chiedeva il contingentamento degli immigrati italiani nel nostro Paese. Il film intercala documenti d’archivio, a foto d’epoca, a testimonianze, a interviste, a documenti odierni di quattro realtà vissute da generazioni di italiani: Carmela Schipani, che gestisce un negozio di tende a Berna, la quale, integrata perfettamente, parla lo schwiizerdütsch; Maria e Gabriella Brasson (madre e figlia) vivono alla periferia di Zurigo, a Glattbrugg; Lorella Previero, che attualmente vive in Italia, lavora in Svizzera, e con i genitori ha trascorso parte della sua vita a Locarno; e poi c’e don Gregorio Montillo, il parroco italiano trasferitosi a Coira per il seminario e rientrato in Calabria.
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