Il documentario di Olmo Cerri, presentato da poco al festival Visions du réel a Nyon, conferma ancora una volta che la presenza della migrazione italiana in Svizzera è un serbatoio di racconti fecondo e inesauribile per il cinema elvetico. È così almeno dalla fine degli anni Cinquanta, quando Kurt Früh restituisce scampoli di vita italiana a Zurigo, e ancor più a partire dalla metà degli anni Sessanta, momento in cui Alexander Seiler, in collaborazione con Robert Gnant e June Kovach, gira un documentario straordinario intitolato Der Italiener / Siamo italiani e pubblica un libro-inchiesta con prefazione di Max Frisch, in cui compare il famosissimo j’accuse dello scrittore: Man hat Arbeitskräften gerufen, und es kamen Menschen.
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